1) EUDR: la Commissione apre al rinvio operativo e prepara una fase pilota

 

Nella settimana appena conclusa, la Commissione europea ha confermato politicamente la necessità di scaglionare e rinviare l’entrata in applicazione di alcuni adempimenti chiave dell’EUDR (regolamento contro la deforestazione), annunciando una fase pilota e un calendario rivisto che posticipa l’operatività piena per imprese e autorità competenti. La mossa, motivata dalle difficoltà tecniche dei sistemi informatici e dalla mole di operatori coinvolti nelle catene “a rischio”, ha un effetto immediato anche sull’ortofrutta, pur non essendo il comparto tra quelli più direttamente colpiti come legno, cacao o caffè. La notizia è stata riportata da primarie agenzie internazionali nel corso della settimana, evidenziando il consenso degli Stati membri a una applicazione graduale e alla previsione di controlli prioritari su categorie e Paesi a rischio secondo una classificazione aggiornata.

 

Cosa cambia per la filiera ortofrutticola

 

Operatori e trader che gestiscono imballaggi cellulosici (cartoni, pallet di legno) potranno contare su un respiro procedurale: si riduce nell’immediato il rischio di colli di bottiglia doganali legati a dichiarazioni di due diligence non ancora standardizzate.

 

GDO e importatori potranno strutturare in modo più ordinato i flussi informativi con i fornitori extra-UE su tracciabilità delle componenti “forestali” ancillari (imballaggi), integrando step-by-step i nuovi requisiti invece di affrontare uno “switch” secco.

 

OP e cooperative avranno tempo per adeguare i contratti di fornitura introducendo clausole EUDR-ready senza compromettere le campagne in corso, in particolare per i consumi autunno-invernali.

 

 

Rischi tuttavia ancora presenti

 

Il rinvio non equivale a un “via libera” generalizzato: gli Stati membri hanno segnalato che i controlli mirati partiranno comunque sulle filiere identificate come prioritarie; chi opera con materiali a rischio deve mettere in conto audit documentali e richieste di prova più serrate già nel breve periodo.

 

Chi esporta da Paesi terzi verso l’UE dovrà allinearsi a dati geolocalizzati e catene di custodia verificabili: per l’ortofrutta, il tema si incrocia con la documentazione di filiera sugli imballaggi e con la coerenza dei sistemi di tracciabilità già utilizzati per fitosanitari e sicurezza alimentare.

 

 

Implicazione pratica: per il comparto ortofrutticolo, la priorità dei prossimi 60–90 giorni diventa mettere “a regime” contratti, capitolati e portali fornitori, anticipando la raccolta dei metadati richiesti dall’EUDR (dove applicabile) e mappando gli imballaggi con codifiche univoche per lotto.

 

 

 

2) Neonicotinoidi: procedura d’infrazione formale contro la Romania

 

Nel pacchetto infrazioni della settimana, Bruxelles ha notificato una procedura d’infrazione alla Romania per l’uso reiterato di autorizzazioni d’emergenza su sementi conciate con neonicotinoidi in violazione della giurisprudenza UE. La notizia, diffusa nei giorni scorsi da fonti istituzionali e ripresa dai media nazionali, conferma la linea dura della Commissione su deroghe fitosanitarie non giustificate alla luce delle alternative disponibili. Pur riferita in primis a colture arabili, la decisione ha un riflesso diretto sul quadro regolatorio PPP che interessa anche frutticoli e orticoli: il messaggio politico è che le “emergenze” non possono diventare strutturali e che gli Stati membri devono fondare le deroghe su dossier tecnici ineccepibili.

 

Perché tocca l’ortofrutta

 

Le Linee SCoPAFF e la casistica Corte di Giustizia sugli emergency uses fanno testo per tutte le matrici: se il livello di prova richiesto si alza, anche eventuali deroghe su fruttiferi e orticole dovranno dimostrare l’assenza di alternative realistiche (chimiche o agronomiche) e una valutazione del rischio puntuale.

 

Aumenta la pressione su strategie IPM “forti” (monitoraggio, soglie d’intervento, mezzi biologici, reti anti-insetto, varietà tolleranti), perché la strada delle scorciatoie regolatorie si restringe.

 

 

Cosa fare subito

 

Le OP dovrebbero aggiornare i disciplinari tecnici includendo piani IPM più granulari e checklist di conformità da esibire in audit.

 

I distributori di agrofarmaci sono chiamati a potenziare formazione e consulenza documentata sulle alternative (biocontrollo, tecniche fisiche), riducendo il rischio di non conformità in caso di controlli ispettivi incrociati.

 

 

 

 

3) Origine e tracciabilità: chiarimento UE sui prodotti dal Sahara Occidentale nell’accordo UE–Marocco

 

La Commissione ha pubblicato in Gazzetta un avviso interpretativo sulle regole di origine e i requisiti di tracciabilità per i prodotti ortofrutticoli che rientrano nel campo di applicazione dell’accordo UE–Marocco e provengono dal Sahara Occidentale. Il documento specifica aspettative e controlli su etichettatura, origine preferenziale e documentazione doganale relativi a lotti fruiticoli e orticoli, con l’obiettivo di assicurare trasparenza per gli importatori e un’applicazione coerente da parte delle autorità degli Stati membri. Pubblicato all’inizio di ottobre, l’avviso dà indicazioni operative che toccano direttamente chi importa pomodori, peperoni, agrumi e piccoli frutti da quell’area.

 

Impatti operativi per chi importa in UE

 

Necessità di tracciabilità rafforzata a livello di parcella/impianto e coerenza documentale tra certificati d’origine, fatture e dichiarazioni dell’esportatore.

 

Possibile incremento dei controlli documentali agli ingressi UE per verificare l’aderenza ai criteri di origine preferenziale; gli importatori dovranno pianificare tempi logistici con margini più ampi nel caso di verifiche.

 

Le catene GDO che comunicano l’origine al consumatore dovranno verificare che le etichette dei fornitori siano allineate alle regole aggiornate, evitando contestazioni su country-of-origin.

 

 

Nota strategica: l’avviso non introduce dazi addizionali, ma alza l’asticella probatoria. Per mantenere continuità di fornitura in alta stagione (invernale per pomodoro/orticole), conviene anticipare audit presso i packer e aggiornare i capitolati di acquisto con clausole “origine e tracciabilità” più stringenti.

 

 

 

Come queste tre mosse cambiano la settimana della filiera

 

Pianificazione acquisti e contratti

 

Con l’EUDR in modalità graduale, le direzioni acquisti possono evitare stop-and-go su imballaggi e concentrarsi su contratti Q4–Q1 con clausole di compliance progressiva: si fissano milestone (es. mapping imballaggi, identificazioni geografiche, conservazione documenti) e penali solo oltre date certe, riducendo controversie commerciali.

 

L’avviso su origine Marocco/Sahara Occidentale impone appendici contrattuali dedicate a prova dell’origine: richieste specifiche su data-set agronomici, tracciabilità di campo e coerenza tra codici lotti e documenti doganali.

 

 

Qualità, etichette e scaffale

 

Le funzioni quality & regulatory dei retailer dovranno aggiornare i manuali etichettatura origine e predisporre piani di verifica su campioni di fornitura in arrivo dalle aree interessate; la non conformità sull’origine è un rischio reputazionale oltre che sanzionatorio.

 

Sul fronte pesticidi, la linea della Commissione in materia di deroghe rafforza la domanda di residui più “puliti” e di schemi IPM robusti. Chi fornisce con residui prossimi agli MRL farebbe bene a rivedere calendari di trattamenti e pre-harvest interval per non esporre i clienti a contestazioni.

 

 

Logistica e tempi di sdoganamento

 

Il rinvio EUDR allenta nell’immediato il rischio di congestione documentale; tuttavia, l’avviso sull’origine può far crescere i controlli a sportello su alcune linee. La raccomandazione è creare “file EORI/EUDR-ready” per ciascun fornitore extra-UE, con repository digitale di dichiarazioni, mappe e referenze documentali, così da rispondere entro 24–48 ore a eventuali richieste dell’autorità doganale.

 

 

 

 

Focus rischio–opportunità per segmenti della filiera

 

Produttori e OP

 

Rischio: minore tolleranza verso deroghe nazionali “facili” aumenterà la pressione per pratiche IPM tracciate sul campo e per audit interni documentati.

 

Opportunità: chi è già avanzato su biocontrollo, reti, confusione sessuale potrà valorizzare il differenziale di conformità. Allegare ai contratti piani IPM e storici di monitoraggio diventa un plus commerciale.

 

 

Confezionatori e importatori

 

Rischio: maggiori oneri su origine preferenziale e controlli extra su lotti provenienze sensibili; possibile allungamento dei lead time in alta stagione.

 

Opportunità: investire in data-quality (EDI, codifica lotti, scansione documenti) riduce il costo medio per sdoganamento e rende scalabile l’adeguamento EUDR quando entrerà pienamente in vigore.

 

 

Retail/GDO e grossisti

 

Rischio: contestazioni su origine in etichetta e compliance EUDR su imballi/cartoni; più audit da parte delle funzioni compliance interne.

 

Opportunità: usare la finestra del rinvio per armonizzare capitolati tra insegne; prevedere “green lanes documentali” per i fornitori che superano uno score di conformità, riducendo resi e giacenze.

 

 

 

 

Checklist operativa per le prossime 4 settimane

 

1. Mappatura fornitori extra-UE: classificare per Paese/prodotto e associare un rischio origine e un rischio EUDR; definire per ciascuno le evidenze minime accettabili (certificati, allegati, mappe).

 

 

2. Capitolati aggiornati: inserire clausole su dati di tracciabilità richiesti per l’origine preferenziale e una roadmap per compliance EUDR su componenti di imballo.

 

 

3. IPM hardening: per produttori/OP, revisionare i piani di difesa con focus su alternative ai PPP oggetto di controversia e predisporre schede prova da esibire in audit (monitoraggi, soglie, interventi non chimici).

 

 

4. Formazione interna: brevi moduli per acquisti, qualità e logistica su come leggere i documenti d’origine e su cosa cambia con l’EUDR nella fase transitoria.

 

 

5. Stress test doganale: simulare un controllo documentale su una spedizione “sensibile” (es. orticole invernali dal Nord Africa) per misurare tempi di risposta e completeness del dossier.

 

 

Il team di PAN