In questa settimana dall’8 al 14 dicembre l’attenzione politica europea sull’agricoltura non si è concentrata su nuove grandi leggi quadro, ma su un tema molto concreto per chi lavora nell’ortofrutta: come garantire una nuova generazione di imprenditori agricoli che abbia soldi, competenze e strumenti per stare in piedi in un mercato sempre più competitivo.

Tra Bruxelles e le capitali nazionali si sono mossi tre fili che incrociano direttamente il mondo ortofrutticolo: la strategia europea sulle competenze dei giovani agricoltori, il capitolo accesso al credito per chi vuole investire in azienda, e un nuovo via libera agli aiuti per l’orticoltura commerciale in uno Stato membro, a cui si aggiunge un segnale forte sul fronte del commercio estero, con le esportazioni orticole dello Zimbabwe verso l’UE in forte crescita.

L’obiettivo di questa rassegna è mettere in fila queste novità e tradurle nel loro impatto potenziale per chi lavora con frutta, ortaggi, serre, magazzini e logistica, evitando i temi già affrontati nelle settimane scorse (come deforestazione, bioeconomia o la grande riforma post-2027 della PAC) e concentrandoci solo su ciò che è davvero nuovo.


Competenze e conoscenza: l’UE dettaglia la strategia per i nuovi agricoltori

Il 9 dicembre la Commissione europea ha pubblicato un nuovo tassello della sua “strategia per la nuova generazione di agricoltori”, dedicato all’accesso alla conoscenza e alle competenze. 
Non si tratta di un documento astratto: dentro ci sono indicazioni abbastanza concrete su come gli Stati membri dovrebbero usare la PAC e le reti di consulenza per accompagnare il ricambio generazionale.

Il messaggio è chiaro: non basta dare contributi ai giovani, serve un ecosistema di formazione continua che li aiuti a gestire aziende complesse, digitalizzate e sottoposte a vincoli ambientali sempre più stringenti. Per chi lavora nell’ortofrutta, questo significa tre cose pratiche:

Per la filiera ortofrutticola organizzata, questo apre una finestra: progetti formativi, dimostrativi e di consulenza cofinanziati possono diventare un vero “prodotto di servizio” da offrire ai produttori, soprattutto nei territori dove l’età media resta alta e la transizione digitale è ancora incompleta. Il messaggio politico della settimana è che Bruxelles si aspetta che questi servizi non restino sulla carta, ma diventino parte integrante dei piani strategici nazionali.


Accesso al credito: focus su giovani e investimenti produttivi

Pochi giorni prima, il 2 dicembre, la Commissione aveva pubblicato un’altra comunicazione strettamente collegata, dedicata all’accesso alla finanza per la nuova generazione di agricoltori. 
Qui il focus è ancora più “terra terra”: come ridurre il gap tra le esigenze di investimento delle aziende e la disponibilità di credito, soprattutto per chi non ha ancora garanzie patrimoniali solide.

Il documento mette in evidenza tre criticità:

Per rispondere a questi problemi, la Commissione indica un uso più intenso degli strumenti finanziari collegati alla PAC, della collaborazione con la Banca europea per gli investimenti e dei fondi nazionali per la garanzia del credito agricolo. L’idea è promuovere regimi che riducano il costo del capitale per investimenti in:

Per un produttore o un’organizzazione di produttori ortofrutticoli questo si traduce in una possibile combinazione: una parte di contributo a fondo perduto via PAC o programmi nazionali e una parte di prestito a tasso agevolato o garantito. L’aspetto politico della settimana non è solo l’ennesimo richiamo al “sostegno ai giovani”, ma il fatto che la Commissione invita esplicitamente gli Stati membri a rivedere – se necessario – i propri strumenti finanziari per allinearli meglio a questi obiettivi.

È un messaggio che, letto dalla prospettiva dei distretti ortofrutticoli mediterranei, significa: chi saprà portare sul tavolo progetti solidi, aggregati e con un chiaro impatto climatico e digitale, avrà più argomenti per chiedere strumenti finanziari su misura.


Irlanda: via libera UE ad aiuti per l’orticoltura commerciale

Sul fronte degli aiuti nazionali, negli ultimi giorni è arrivato un segnale interessante per il comparto orticolo da un Paese che, in termini di volumi, non è un gigante, ma è spesso laboratorio di schemi innovativi: l’Irlanda.

Una recente rassegna delle decisioni sugli aiuti di Stato pubblicate nella Gazzetta ufficiale dell’UE ha evidenziato l’approvazione di un regime irlandese di aiuto agli investimenti per lo sviluppo del settore orticolo commerciale, nella versione aggiornata per il 2025.
Si tratta di un’estensione e modifica di un regime già esistente, destinato a sostenere investimenti in serre, infrastrutture di post-raccolta, sistemi di irrigazione e altre attrezzature per le imprese orticole.

Cosa significa politicamente?

Per la filiera ortofrutticola dell’Europa continentale, questa è una cartina di tornasole: schemi analoghi potrebbero essere proposti o potenziati anche altrove, ad esempio per sostenere investimenti in serre fotovoltaiche, sistemi anti-gelo nei frutteti, magazzini automatizzati o soluzioni robotiche per raccolta e selezione. Il fatto che Bruxelles abbia autorizzato senza obiezioni l’aggiornamento irlandese manda un segnale politico: investimenti produttivi, se ben motivati e con un chiaro contributo alla competitività e alla sostenibilità, trovano ancora spazio nei margini di flessibilità dell’UE.


Esportazioni dallo Zimbabwe verso l’UE: un campanello sul fronte concorrenza

Un’altra notizia degli ultimi giorni arriva da molto lontano dall’Europa, ma parla direttamente ai produttori ortofrutticoli che si confrontano quotidianamente con la concorrenza extra UE: secondo i dati riportati dalla stampa specializzata, le esportazioni orticole dello Zimbabwe verso l’UE27 sono cresciute dell’81 per cento tra il 2021 e il 2024, passando da 58 a 105 milioni di dollari.

Il paniere comprende frutta fresca, frutta secca e trasformata, verdure e preparazioni, oltre a fiori recisi e materiale vivaistico. Per ora parliamo di volumi limitati rispetto ai flussi da Paesi mediterranei o latinoamericani, ma la tendenza è significativa:

Politicamente, questa dinamica incrocia due dibattiti che nelle scorse settimane erano stati toccati solo in parte: il tema degli accordi commerciali e quello della reciprocità delle regole per l’uso di fitofarmaci e per gli standard ambientali. Anche senza nuovi trattati in arrivo questa settimana, il messaggio che arriva dai numeri è che il mercato unico europeo è un magnete per produzioni extra UE capaci di organizzarsi e certificarsi.

Per i produttori ortofrutticoli europei, soprattutto quelli mediterranei, questo significa che gli strumenti di sostegno alla competitività (investimenti, organizzazioni di produttori, programmi operativi) non sono un “lusso”, ma una condizione di sopravvivenza per restare agganciati ai segmenti a maggior valore aggiunto.


Nei prossimi giorni: Agrifish e semplificazione PAC sullo sfondo

Sul fronte strettamente decisionale, la settimana in corso culmina nel Consiglio Agricoltura e Pesca dell’11–12 dicembre, dove i ministri discuteranno soprattutto di pesca, ma è previsto anche un confronto sul futuro della PAC in chiave di innovazione e semplificazione.

Non si tratta ancora di una riforma vera e propria, né dei temi già affrontati nelle settimane precedenti sul quadro post-2027, ma di un passaggio politico in cui molti Paesi porteranno sul tavolo la richiesta di alleggerire burocrazia e controlli, in particolare per le aziende piccole e medie e per i giovani. È verosimile che da questo confronto emergano indicazioni su dove concentrare gli sforzi di semplificazione nei prossimi mesi: condizionalità, controlli ambientali, gestione digitale delle pratiche.

Per il mondo ortofrutticolo, questo passaggio va letto insieme alle novità su credito e competenze: se l’UE da un lato chiede investimenti in sostenibilità e innovazione, dall’altro è sotto pressione per togliere strati di complessità che scoraggiano i nuovi entranti. Il bilanciamento tra questi due poli – ambizione verde e semplificazione – sarà un tema ricorrente nei prossimi aggiornamenti.


In sintesi, la settimana 8–14 dicembre non porta titoli roboanti su nuove grandi leggi europee, ma sposta pezzi importanti sul tavolo: si definisce meglio l’architettura per sostenere giovani e nuovi imprenditori agricoli con competenze e credito; si conferma che c’è spazio per regimi nazionali mirati all’orticoltura commerciale; si registra l’ennesimo segnale di crescita della concorrenza extra UE sui mercati ortofrutticoli europei.

Per chi lavora nella filiera – dal campo al magazzino, fino alla distribuzione – il messaggio politico della settimana è chiaro: la partita non si giocherà solo sulle norme che fanno notizia, ma sulla capacità di intercettare strumenti finanziari, formativi e di sostegno che, silenziosamente, stanno evolvendo a Bruxelles e nelle capitali nazionali.

Il team di PAN