I vantaggi dell’inerbimento in agricoltura

L’inerbimento è una pratica agricola che consiste nel mantenere una copertura vegetale permanente o temporanea tra le file di colture arboree o su terreni altrimenti lasciati scoperti. Questa tecnica, promossa anche dall’ecoschema 2 della PAC 2023-2027, offre una serie di vantaggi sia per l’ambiente che per la produttività agricola.

Quando considerare l’inerbimento?

L’inerbimento è particolarmente utile in frutteti, vigneti, oliveti e noccioleti, dove la presenza di una copertura vegetale tra le file può portare numerosi benefici.

Benefici dell’inerbimento:

  • Miglioramento della qualità del suolo: La presenza di radici rafforza la struttura del terreno, aumentandone la stabilità e la capacità di assorbire acqua, riducendo l’erosione e il compattamento. L’aumento della sostanza organica derivante dalla decomposizione della biomassa della copertura vegetale contribuisce ulteriormente alla fertilità del suolo.
  • Riduzione dell’inquinamento: L’inerbimento limita la lisciviazione dei nutrienti, riducendo il rischio di contaminazione delle acque superficiali e sotterranee. Inoltre, le leguminose, come il trifoglio, fissano l’azoto atmosferico, riducendo la necessità di fertilizzanti azotati di sintesi e le emissioni di gas serra associate alla loro produzione.
  • Controllo delle infestanti: La competizione per risorse come luce, acqua e nutrienti limita la crescita delle erbe infestanti.
  • Miglioramento della biodiversità: L’inerbimento crea un habitat favorevole per insetti utili, come i fitoseidi, che predano i parassiti delle colture. Inoltre, favorisce la simbiosi tra le radici delle piante e i funghi micorrizici, migliorando l’assorbimento di nutrienti, in particolare fosforo.
  • Aumento della transitabilità: La presenza di una copertura erbosa migliora la portanza del terreno, facilitando l’accesso per le lavorazioni e i trattamenti.
  • Regolazione del microclima: L’inerbimento mitiga le temperature estreme, riducendo il rischio di stress termico per le piante. Tuttavia, in primavera, è importante mantenere la copertura erbosa bassa per evitare un aumento del rischio di gelate tardive.

Svantaggi e condizioni non favorevoli

Nonostante i numerosi benefici, l’inerbimento presenta anche alcuni svantaggi da considerare:

  • Competizione idrica e nutrizionale: La copertura vegetale può competere con le colture principali per acqua e nutrienti, soprattutto nei periodi di siccità o in terreni poveri. È importante scegliere specie che non siano eccessivamente competitive e adattare le pratiche di gestione, come lo sfalcio, per limitare questo effetto.
  • Possibile diffusione di patogeni: Alcune specie di copertura possono ospitare patogeni dannosi per le colture. Ad esempio, l’inerbimento naturale può favorire la diffusione della maculatura bruna del pero (Stemphylium vesicarium). La scelta di specie resistenti o la gestione adeguata del cotico erboso possono mitigare questo rischio.

Condizioni in cui l’inerbimento potrebbe non essere vantaggioso:

  • Terreni con scarsa disponibilità idrica: In aree con scarse precipitazioni, l’inerbimento può aumentare lo stress idrico per le colture.
  • Colture con elevato fabbisogno idrico e nutrizionale: Alcune colture, soprattutto nelle fasi iniziali di sviluppo, possono essere particolarmente sensibili alla competizione con la copertura vegetale.
  • Presenza di patogeni specifici nel terreno: In caso di terreni infestati da patogeni che potrebbero essere ospitati dalla copertura vegetale, è necessario valutare attentamente i rischi e i benefici dell’inerbimento.

Inerbimento con trifoglio

L’utilizzo del trifoglio come copertura vegetale offre ulteriori vantaggi, in particolare per la coltivazione del pero:

  • Riduzione della maculatura bruna: Il trifoglio ladino (Trifolium repens L.) crea un ambiente sfavorevole allo sviluppo del fungo responsabile della maculatura bruna del pero.
  • Aumento della fertilità del suolo: Come tutte le leguminose, il trifoglio fissa l’azoto atmosferico, arricchendo il terreno e riducendo la necessità di fertilizzanti azotati.

Il progetto IFASA (“Inerbimento nei Frutteti per l’Aumento della Sostenibilità Aziendale”) sta studiando gli effetti dell’inerbimento con trifoglio nei pereti, confrontandolo con l’inerbimento naturale e il terreno lavorato. I risultati preliminari suggeriscono che il trifoglio può effettivamente ridurre la diffusione della maculatura bruna e migliorare la qualità del suolo.

Conclusioni

L’inerbimento è una pratica agricola con un grande potenziale per migliorare la sostenibilità e la produttività dei sistemi agricoli. La scelta delle specie e la gestione del cotico erboso sono fondamentali per massimizzare i benefici e minimizzare i rischi. L’inerbimento con trifoglio, in particolare, rappresenta una soluzione promettente per la coltivazione del pero, offrendo vantaggi in termini di controllo delle malattie e fertilità del suolo.

Metcalfa Pruinosa: Un Insetto Dannoso per l’Agricoltura

La Metcalfa pruinosa, conosciuta semplicemente come Metcalfa, è un insetto originario dell’America che si è diffuso in Italia a partire dagli anni ’80, diventando un problema per l’agricoltura.

Cos’è la Metcalfa?

La Metcalfa è un insetto appartenente alla famiglia dei Flatidi, un gruppo di insetti che si nutrono della linfa delle piante. Gli adulti sono di colore grigio-bruno scuro, ricoperti da una cera bianca, e misurano circa 7-8 mm di lunghezza. Le loro ali sono trapezoidali e, in posizione di riposo, vengono tenute a tetto sull’addome. Le ninfe, invece, sono di colore biancastro e sono ricoperte da una abbondante secrezione cerosa biancastra, che le rende facilmente individuabili.

Come si Individua la Metcalfa?

La presenza della Metcalfa è facilmente riconoscibile grazie all’abbondante melata e alla cera biancastra che ricoprono la vegetazione delle piante infestate. La melata è una sostanza zuccherina di scarto, prodotta da molti insetti che si nutrono di linfa. Oltre a deturpare la vegetazione, la melata favorisce lo sviluppo di fumaggini, funghi saprofiti che conferiscono alla vegetazione un aspetto nerastro.

Cosa Colpisce la Metcalfa in Italia?

La Metcalfa è un insetto polifago, il che significa che si nutre di un’ampia varietà di piante. In Italia, attacca più di 200 specie vegetali, tra cui:

  • Vite
  • Agrumi
  • Pomacee (melo, pero)
  • Drupacee (pesco, albicocco)
  • Piante ornamentali (pittosporo, ligustro, acero campestre, robinia)

Come si Tratta la Metcalfa?

Esistono diverse strategie per contrastare le infestazioni da Metcalfa:

  • Controllo Chimico: l’utilizzo di insetticidi specifici può essere efficace, ma presenta delle difficoltà a causa della protezione cerosa delle neanidi e della mobilità degli adulti. Inoltre, l’uso di insetticidi può avere un impatto negativo sull’ambiente e sugli insetti utili.
  • Lavaggi della Vegetazione: i lavaggi con acqua e tensioattivi autorizzati possono aiutare a ridurre gli effetti negativi dell’infestazione, rimuovendo la melata e la cera. Tuttavia, non eliminano i parassiti e devono essere ripetuti più volte.
  • Lotta Biologica: l’introduzione del parassitoide Neodryinus typhlocybae, originario dell’America come la Metcalfa, si è dimostrata efficace nel contenimento del parassita. Il Neodryinus agisce sia come predatore che come parassitoide delle neanidi di Metcalfa.

Consigli sulla Prevenzione

Ecco alcuni consigli per prevenire le infestazioni da Metcalfa:

  • Eliminare le piante ospiti infestanti: la rimozione di piante come rovo e ortica, che possono fungere da serbatoio di diffusione, può aiutare a prevenire le infestazioni.
  • Gestione dei gerbidi e dei boschi: pratiche agronomiche adeguate possono limitare la diffusione della Metcalfa.
  • Favorire la presenza di antagonisti naturali: la presenza di insetti utili, come coccinelle e crisopidi, può contribuire a tenere sotto controllo le popolazioni di Metcalfa.

Conclusioni

La Metcalfa pruinosa è un insetto dannoso che può causare problemi alle colture agricole e alle piante ornamentali in Italia. Il controllo di questo insetto richiede un approccio integrato, che tenga conto delle diverse strategie disponibili, privilegiando quelle a basso impatto ambientale, come la lotta biologica e i lavaggi della vegetazione. La prevenzione gioca un ruolo fondamentale nel limitare la diffusione della Metcalfa e nel proteggere le piante dai suoi danni.

L’Alternariosi delle Solanacee

Alternaria solani è una specie di fungo che causa una malattia fungina nota come alternariosi o peronospora precoce nelle piante di Solanacee come patata, pomodoro e melanzana. La malattia si manifesta come piccole macchie fogliari di colore da giallo-marrone a nero che spesso si allargano a cerchi concentrici. Man mano che la malattia si sviluppa, le macchie si necrotizzano e le foglie cadono prematuramente. I sintomi possono apparire anche sui fusti e sui frutti. Sulle bacche, le macchie appaiono come lesioni nere, depresse e concentriche, spesso situate vicino all’inserzione del peduncolo. In condizioni favorevoli, sulle lesioni si forma una muffa aerea grigiastra costituita dal micelio e dalle fruttificazioni conidiche del fungo.

Sintomi:

  • Macchie fogliari da giallo-brune a nere, che spesso si allargano a cerchi concentrici
  • Le macchie diventano necrotiche
  • Caduta prematura delle foglie
  • Lesioni bruno-nerastre sui fusti
  • Macchie nerastre, depresse e concentriche sulle bacche, spesso vicino all’inserzione del peduncolo
  • Muffa aerea grigiastra sulle lesioni

Ciclo della malattia e trasmissione:

A. solani infetta sia le piante adulte che le giovani piantine. Le piantine possono essere colpite nella zona del colletto, con conseguente avvizzimento, oppure a livello cotiledonare. Il fungo può sopravvivere nei residui vegetali delle colture di pomodoro come conidi e miceli e nel terreno come clamidospore. Le infezioni possono verificarsi anche sui semi, che fungono da veicolo di diffusione della malattia e come mezzo di conservazione invernale del patogeno. L’uso di semi sani è quindi fondamentale per prevenire la malattia.

Gestione della malattia:

Esistono diversi metodi per gestire l’alternariosi nelle piante di Solanacee:

  • Interventi agronomici:
    • Impiegare materiale riproduttivo sano e certificato
    • Scegliere varietà resistenti o meno suscettibili
    • Eliminare i residui della coltura precedente
    • Adottare distanze di semina adeguate
    • Controllare la flora spontanea
    • Adottare un drenaggio del terreno adeguato per evitare ristagni idrici
    • Eseguire concimazioni ed irrigazioni equilibrate
    • Evitare l’irrigazione per aspersione
    • Essiccare la parte aerea prima della raccolta
  • Controllo chimico:
    • Rotazione di fungicidi con diverse modalità di azione per prevenire l’insorgenza di ceppi resistenti

Oltre ai metodi di cui sopra, l’identificazione precisa di A. solani è importante per un controllo efficace. Metodi come PCR e sequenziamento sono raccomandati per differenziare A. solani da altre specie di Alternaria che infettano il pomodoro. I modelli di previsione possono essere utilizzati per prevedere le epidemie e attuare misure preventive.

Ricerche recenti:

Diversi studi hanno evidenziato la complessità della malattia da peronospora precoce nelle piante di Solanacee. Ad esempio, uno studio condotto in Algeria ha scoperto che diverse specie di Alternaria, oltre a A. solani, sono associate alla peronospora precoce del pomodoro e della patata. Uno studio condotto in Brasile ha riportato la presenza di diverse specie di Alternaria che causano la peronospora precoce, tra cui A. linariae, A. grandis e A. dauci. La ricerca ha anche evidenziato l’assenza di una stretta specificità per l’ospite in alcuni isolati di Alternaria, il che significa che possono infettare diverse specie di Solanacee.